L’arte contemporanea ha un nuovo tempio, si chiama Barriques Museum, un connubio Arte Vino che nasce grazie al genio innovativo del professor Stefano Pizzi della cattedra di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera e Tenute Orestiadi.
Con questo progetto, la vita di una cantina con i suoi sapori e profumi si è tinta dei colori che l’Accademia gli ha donato.
Barriques Museum è il primo museo d’arte contemporanea in una barricaia attiva d’Italia, un’iniziativa nata 2015 con la partecipazione di artisti di chiara fama, docenti e studenti artisti dell’Accademia che sono stati invitati a realizzare delle opere su tondi appositi forniti da Tenute Orestiadi e applicati alle barriques.
Nel 2016, poi, ha preso vita un altro progetto, “Artisti in Tenute”, una serie di residenze d’artista, nel corso delle quali gli artisti invitati hanno realizzato un’opera con il vino su speciale carta a mano creata per l’occasione da un’eccellenza artigianale siciliana, le Cartiere Aetna. Si è costituita, così, una particolare Pinacoteca, la “Wine Pictures Gallery” che insieme al “Barriques Museum” ha caratterizzato ulteriormente il territorio di Gibellina, già noto ai cultori dell’arte per le attività promosse nel tempo dalla Fondazione Orestiadi. L’Accademia di Belle Arti di Brera con queste attività progettuali e di ricerca nell’ambito dell’espressione artistica contemporanea, si conferma come punto di riferimento per le istituzioni pubbliche e private e per le realtà imprenditoriali nazionali ed internazionali.
Come nasce l’idea?
Gibellina è una realtà ricostruita in toto dopo il terremoto del 1968, su idea e progetto del Senatore Lodovico Corrao, Sindaco di Gibellina, intellettuale e fondatore delle Orestiadi
dice il Professor Pizzi.
La realtà era un paese distrutto completamente, che rivive grazie a un pool di giovani architetti e artisti ed è diventato il sito di ricerca artistica contemporanea all’aperto più grande del nostro Paese.. Ho conosciuto Corrao negli anni 80, dovevo andare a Gibellina a realizzare alcune opere con Aldo Mondino, con il quale condividevo lo studio al Castello di Rivara, poi il tempo è passato, Corrao e Mondino ci hanno lasciati e, casualmente, nel 2015, in piena EXPO, nel corso di un workshop a Brera su Arte ed Enologia, con Alessandro Costantini, titolare di Wine o’clock e collaboratore di Tenute Orestiadi, è scattata l’idea. Molti avevano dipinto botti, ma un museo in una barricaia era un’idea completamente nuova, ho coinvolto artisti, docenti e allievi dell’Accademia e oggi il Museo dispone di un corpo di più di 200 opere.
Come vengono selezionati gli artisti?
Sulla base del curriculum e della chiara fama; il soggetto dell’opera è libero. Il pool delle Tenute Oretiadi raggruppa marchi di varie realtà, è la cantina più grande di tutta la Sicilia, il motore trainante della realtà di Gibellina, sono tutti giovani, come il Presidente Rosario Di Maria, o i ragazzi della comunicazione Alessandro Parisi Annamaria Cipolla e Pietro Maltese, tutti al di sotto dei 40 anni. Abbiamo anche attivato una convenzione con la Fondazione Orestiadi, le Tenute, l’Accademia ed il Comune di Gibellina al fine del riattamento delle opere più degradate del territorio. La nostra Scuola di Restauro ha già ridato vita al grande mosaico di Severini nella Sala Civica e sta lavorando al restauro di un’opera di Isgrò.
Il lockdown ha rallentato il progetto?
Sì, ma mi ha sollecitato a perfezionare un’altra idea, quella di coinvolgere alcuni grandi architetti ed estendere la collezione anche alla progettazione architettonica, cosa assai rara da riscontrare in un museo d’arte contemporanea. Anche in questo caso le acquisizioni vengono retribuite con i prodotti enologici delle Tenute.
Barriques Museum è un marchio registrato?
Il marchio e l’idea sono registrati e pertanto non replicabili altrimenti. Facciamo parte dell’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e aderiamo alle sue giornate di apertura all’arte.
Tenute Orestiadi produce uve a bacca bianca come Grillo, Cataratto, Inzolia e Zibibbo e uve a bacca nera come Nero d’Avola, Syrah, Nerello Mascalese, Cabernet Sauvignon e Merlot, tutti vinificati in purezza ad eccezione del Ludovico, bland di Nero d’Avola e cabernet Sauvignon di lungo affinamento.
credit Lovatelli